L’ennesima tegola colpisce il nostro amato Bel Paese. La Commissione Europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia a causa delle restrizioni nazionali in materia di apertura di stazioni di servizio. Secondo la Commissione le disposizioni italiane sarebbero in contrasto con l’art.43 del trattato CE che prevede la libertà di stabilimento all’interno dell’Unione Europea. Le norme sarebbero troppo restrittive impedendo così l’accesso a nuovi concorrenti provenienti da altri stati membri. Questo impedisce lo svilupparsi di una sana concorrenza e di conseguenza determina una reale mancanza di offerta. La Commissione aveva già sottolineato il problema nel 2007 e le autorità italiane avevano promesso di risolvere la questione rimettendo mano alla normativa. Alle parole, come sempre, non sono seguiti i fatti e il procedimento disciplinare nei confronti dell’Italia ha seguito il suo iter. Cosa, di fatto, viene contestato? I rigidi obblighi strutturali, le distanze minime e le restrizioni legate agli orari. I dettagli li potete vedere qui. A fronte della notizia, le reazioni sono state immediate. Il ministro per lo sviluppo economico Pier Luigi Bersani è stato il primo a mettere in rete la sua dichiarazione. A ruota sono seguiti i comunicati congiunti di Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari Postali e Assicurativi) e Federconsumatori che ormai da diverso tempo spingono per la riorganizzazione e la razionalizzazione del sistema di distribuzione dei carburanti e di Federdistribuzione. Vi consiglio anche di dare un occhiata a questo sito. Come andrà a finire? Dilemma amletico. L’Italia avrà tempo al massimo fino a giugno per mettersi in regola, passato questo termine sarà processata e condannata.