“Se noi noleggiatori facessimo bene il nostro lavoro, il fleet management non esisterebbe”. In questi termini si esprimeva un influente dirigente di una società di noleggio durante uno dei primi convegni che aveva come oggetto l’outsourcing della flotta attraverso il fleet management. Cosa possiamo dire a distanza di diversi anni sul rapporto tra noleggiatori e outsourcer e come sono cambiati i rispettivi ambiti d’intervento? Il noleggio a lungo termine è riuscito a recuperare parte dello spazio che, secondo le dichiarazioni rilasciate dagli stessi noleggiatori, non era stato da loro ben presidiato?
In parte si, soprattutto se pensiamo ai tool informatici messi a disposizione delle aziende, alla comunicazione e all’informazione (soprattutto via web) e alla gestione contabile. D’altro canto, nel corso degli anni è emersa sempre di più una verità che invita a riflettere anche in una direzione differente: ci sono attività che il noleggiatore non fa perché non gli competono, oltre un certo punto, e che la società di gestione in outsourcing, invece, considera parte del suo “core business”. Per esempio l’attività di consulenza strategica e operativa: se, da un lato, il noleggiatore è un ottimo consulente che aiuta a scegliere la migliore soluzione nell’ambito di quelle da lui offerte, non ci possiamo aspettare che sia in grado di dare (o che debba voler dare) un supporto consulenziale a 360 gradi, che offra al cliente una perfetta informazione su tutte le tendenze del mercato ed una conoscenza approfondita in merito alla gestione di tutti i processi interni. Questo dovrebbe essere il compito del fleet manager specializzato, gestore della flotta aziendale, una figura che spesso nelle aziende non c’è, come il travel manager e, in certi casi, addirittura il procurement manager, nonostante le spese notevoli che le aziende devono affrontare in queste aree. In questi casi, può essere di grande aiuto la figura di un consulente esterno, purché competente e, soprattutto, indipendente: è una pratica normale all’interno delle aziende, che ricorrono costantemente al supporto di consulenti laddove non esistono le competenze interne per analizzare determinati processi e ottimizzarne i costi.
Allora, il fleet management esplica la sua essenza anche nella sua natura consulenziale, alla quale sono collegate, come nella migliore tradizione delle più note consulting firm, la realizzazione di software gestionali specializzati e la gestione operativa delle attività collegate, tramite strutture proprie: gestione del database aziendale, controllo dei costi, preparazione dei dati contabili e di payroll, gestione on site e così via.
Il fleet management, invece, continua ad “occupare” gli spazi del noleggiatore se quest’ultimo non fa bene alcune attività che gli competono, come, per esempio, la comunicazione pre e post ordine con l’utilizzatore o il servizio di supporto al driver. In questi casi è lo stesso cliente del noleggiatore a richiedere l’intervento di una società di gestione esterna che copra il gap tra il servizio effettivo e quello desiderato e suggerisca processi di gestione alternativi.
A ciascuno il suo.
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In realtà, l’aspetto consulenziale che sottolineava è diventato in questi ultimi anni il terreno sul quale misurare l’effettivo valore delle diverse società di noleggio. Quelle maggiormente preparate hanno “invaso” il campo che una volta competeva esclusivamente al Fleet Manager interno, sollevandolo da attività “non core”:
– pianificazione ed ottimizzazione della flotta
– contatto con il driver
– presentazione delle migliori offerte del mercato (un bravo noleggiatore non ha bisogno di nascondere migliorie della concorrenza; le anticipa o le fa proprie)
lasciando al Responsabile la possibilità di usufruire di tools online che diano sinotticamente un riepilogo in tempo reale della propria flotta, con avanzati strumenti di reportistica.