Il SUV è morto, viva il Crossover

Prendo spunto dalla campagna pubblicitaria di lancio della Subaru XV, il cui claim è “Il crossover. Ma di Subaru”. Segue poi la frase “ogni auto ha una ragione per essere scelta, raramente ne nasce una che le possiede tutte”.  Ho fatto subito mente locale alle caratteristiche tecniche della XV: motore boxer, trazione integrale permanente, marce ridotte (soltanto con uno dei motori a benzina), sbalzi anteriori e posteriori limitati, protezioni sottoscocca. Insomma: una fuoristrada (quasi) vera. O, meglio, una suv, con tanto di pedigree, perché prodotta da una marca che con le 4×4 ha costruito una parte consistente del suo successo.

Perché Subaru non ha definito la XV una suv, come sarebbe stato logico? La Casa giapponese si guarda bene dall’identificare così il suo nuovo modello. Perché “suv” è un termine ormai al tramonto: è sinonimo di arroganza (nell’immaginario collettivo chi ha il suv parcheggia sempre e soltanto sui marciapiedi), è nel mirino della Guardia di Finanza (alzi la mano il possessore di suv che non sia stato fermato per un controllo almeno una volta dalle Fiamme Gialle in questi ultimi mesi), il superbollo sulle auto di lusso è stato definito da alcuni (impropriamente), “anti-suv”.

Insomma, in pochi mesi siamo passati dalla campagna pubblicitaria della Skoda Yeti, che enfatizzava il concetto di Sport Utility Vehicle (“G’ha el suv!”) all’oblio del termine. Quasi tutti i costruttori hanno perciò abbandonato questo acronimo nei claim pubblicitari: Audi, per la Q3, parla di “modo urbano per guidare offroad”; per la Q7 si riferisce genericamente a “la nuova forma dell’indipendenza”; la Ford Kuga è “The Ford Crossover”; la BMW X1 è “agilità+eleganza=piacere”. Interessante notare come si sia  modificata la campagna pubblicitaria della grossa e “politically uncorrect” BMW X6: per il model year 2011 si parla di “prima Sport Activity Coupé del mondo (richiamando l’evoluzione dell’acronimo suv in “sav”, Sport Activity Vehicle), mentre per il model year 2012 si parla semplicemente di “unica e diversa”. Persino marchi leggendari per il segmento dei suv, come Jeep e Land Rover, hanno fatto sparire dalla comunicazione questo termine.

Low profile anche per la tanto demonizzata (dai Savonarola anti-auto) Porsche Cayenne, che nell’ultimo claim diventa: “una vettura sorprendentemente versatile”. Hyundai definisce la iX35 “la forza sensibile”, Mitsubishi chiama la ASX ” il compact crossover”. Nissan, invece, divide la sua gamma di auto di modelli particolari in crossover o 4×4, ma si guarda bene dall’utilizzare il termine suv. Parola che invece sfrutta ancora (ma fino a quando?)  Toyota, che definisce il suo Rav4 semplicemente “il suv”. Poi, quasi per scusarsi, contraddistingue alcune versione della gamma come “Crossover”. Anche Fiat, per la nuova Sedici, rischia il tanto vituperato acronimo, ma prende comunque una posizione furba: “solo il buono del suv”.

Insomma: la comunicazione ha decretato pollice verso ai suv. Che però rinascono a nuova vita come crossover. Perché non si può andare contro la volontà del cliente, che questo tipo di auto predilige e compra in numeri sempre maggiori. Anche nelle flotte aziendali. Con un’avvertenza: nella car policy si deve scrivere: “Suv? No. Crossover: sì”.

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