Diesel addio, ibrido per tutti?

500 elettrica e marchionneSergio Marchionne e la Fiat 500 Elettrica: non sarà la soluzione per il futuro. Tra dieci anni nelle flotte si imporrà l’ibrido.

Una recente dichiarazione di Sergio Marchionne mi fa molto riflettere: “Tra dieci anni, l’80% delle flotte aziendali saranno ibride”. Detto da lui, che allo scorso Salone di Ginevra ha definito le auto elettriche “come concetto, geniali; dal punto di vista finanziario un disastro, e commercialmente dello stesso calibro”, appare quasi un’inversione a “u”. D’accordo: auto elettrica e ibrida non sono affatto la stessa cosa. Ma il grande capo di Fca ha inequivocabilmente dimostrato negli anni di non credere all’abbinamento corrente elettrica-automobile.

Come tutti i costruttori hanno ormai capito, è difficile scrutare la sfera di cristallo per comprendere quale sarà la soluzione più adatta al futuro: nel frattempo tutti seguono tutte le strade. Anche Fca che, dopo aver puntato (a mio avviso con ottime ragioni) sul metano, ha poi realizzato (a malincuore) la 500 Elettrica per gli States (Marchionne ha dichiarato, nel maggio scorso: “perdiamo 14.000 dollari ogni volta che ne vendiamo una”) e sta per far esordire, nel 2016, la prima ibrida plug-in per il mercato americano (sarà, stando ai si dice, una mini-van).

Insomma, tutti navigano a vista, in attesa delle conferme da parte del mercato. Intanto i costruttori hanno incassato un successo: le future normative ambientale in vigore nell’Unione europea prevederanno un inasprimento dei limiti di emissione più “morbido” rispetto a quanto preventivato inizialmente. Come dire, scusate il gioco di parole, una boccata di ossigeno in più. Però a livello locale, qualche segnale importante arriva: per esempio, dalla Francia, che prossimamente inasprirà il trattamento fiscale delle auto a gasolio. La Francia, con una quota del diesel che sfiora il 70% delle immatricolazioni, è la nazione in cui questo tipo di alimentazione è più diffusa. Penalizzare le auto a gasolio significa stravolgere le scelte degli automobilisti, quelli di flotta in primis. Su cosa punteranno i francesi? Sulle auto a benzina, sulle ibride? E’ presto per capirlo. Però la strada è tracciata: probabilmente assisteremo alla seconda “demonizzazione” dell’auto diesel. Negli anni Ottanta, con il superbollo, in Italia il diesel era sceso a una quota inferiore al 10%.

Sicuramente non sarà così, ma anche le flotte italiane devono cominciare a fare una seria riflessione. L’appetibilità del diesel oggi si basa non soltanto sulla convenienza nei costi d’esercizio, ma anche sui valori residui elevati. Il che potrebbe non accadere in un futuro in cui le auto a gasolio verranno penalizzate direttamente dalle Istituzioni. L’ibrido appare la scelta più sensata: già oggi i suoi valori residui stanno crescendo; la diffusione di questa soluzione farà convergere l’attenzione dei consumatori, perché la disponibilità di un numero sempre maggiore di modelli renderà agevole la revisione delle car grid delle flotte.

Un altro fattore è destinato a penalizzare le auto a gasolio: l’aggiornamento ambientale sarà sempre più costoso per le vetture diesel; questo farà sì che la forbice di prezzo tra esse e gli omologhi modelli a benzina crescerà, allontanando il punto di pareggio. Con percorrenze medie annue in fase calante, molte aziende potrebbero trovare conveniente passare al benzina, una tipologia di alimentazione che, dopo anni di stasi degli investimenti di sviluppo, sta tornando ad evolversi, come dimostrano i motori a ciclo Otto dell’ultimissima generazione.

In fondo, lo scandalo dieselgate che cosa ha dimostrato? Che rientrare nel livello di emissioni previste dal Legislatore è talvolta talmente costoso che non resta che tentare di aggirare le normative con una truffa dalle proporzioni mostruose. Anche a costo di rischiare il fallimento, in caso di smascheramento. Alcuni sostengono che il caso Volkswagen sia soltanto la punta dell’iceberg, e che molti altri costruttori stanno rimestando nel torbido. Se così fosse, anziché giocare sulla pelle dei consumatori, sarebbe opportuno riscrivere le regole del gioco della mobilità. Pubblica e privata.

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