La sharing mobility si fa strada: ogni giorno oltre 1 milione di italiani utilizza veicoli condivisi per lavoro, turismo e spostamenti in città

Mobilità a noleggio sempre più protagonista sulle nostre strade, ma l’incertezza economica e i recenti provvedimenti governativi rallentano il trend, con impatti negativi sull’intero settore automotive che rappresenta l’11% del PIL.

E’ questo lo scenario che emerge dalla presentazione della 18esima edizione del Rapporto ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità (noleggio veicoli a lungo termine, rent-a-car, car sharing, fleet management e servizi di infomobilità e assistenza nell’automotive).

Nel 2018 il settore del noleggio e del vehicle sharing ha complessivamente registrato una crescita della flotta che ha superato di slancio il milione di veicoli in circolazione (1.092.000 unità e + 12% vs 2017) e del fatturato, ormai vicino ai 7 mld di euro (6,8 mld e +10% vs 2017). Il positivo andamento ha subito un deciso rallentamento nella seconda parte dell’anno con le immatricolazioni che, dopo anni di crescita in doppia cifra, hanno rallentato la corsa (482.000, +0,4%), pur confermando la significativa incidenza sull’intero mercato automotive (quasi il 25%).

I dati relativi al primo trimestre del 2019 hanno confermato la rilevanza del settore e il contestuale rallentamento del trend di nuove immatricolazioni (-14%). A frenare lo sviluppo, oltre a ragioni di calendario (festività pasquali e “ponti” nel mese di aprile) per il noleggio a breve termine, è il quadro di incertezza economica che sta rallentando le scelte di mobilità di privati e aziende. A ciò si aggiungono alcune misure assunte negli ultimi mesi a livello nazionale (normativa bonus-malus) e locale (blocchi della circolazione anche per i veicoli diesel Euro 6), che hanno prodotto un generale clima di attesa. Effetto congiunto di queste dinamiche è la forte propensione a prorogare i contratti in essere e a posticipare le decisioni.
Le scelte di 77.000 aziende di ogni dimensione e di 2.900 pubbliche amministrazioni che si affidano al noleggio long term, cui si aggiungono nel 2018 i 5,3 milioni di contratti per esigenze di breve termine e i 12 milioni di noleggi del car sharing, testimoniano i vantaggi della formula ormai entrata a far parte dello stile di vita di molti italiani. Senza contare la grande novità del mercato: il noleggio a lungo termine ha raggiunto i privati, automobilisti (senza partita IVA) che scelgono di rinunciare stabilmente all’acquisto dell’auto. Dai 25.000 contratti targati 2017, questo canale è arrivato a 40.000 a fine 2018 e al termine di quest’anno si prevede supererà quota 50.000.

La crescita del car sharing
Il 2018 è stato un anno di ulteriore crescita e di consolidamento per il vehicle sharing: è cresciuto il numero di iscritti, ormai prossimo a quota 1 milione e 800mila. A fronte di una flotta stabile a 6.600 unità, il numero di noleggi è salito di circa il 27% rispetto al 2017, raggiungendo quasi i 12 milioni di contratti. Milano e Roma si confermano regine dell’auto condivisa con 9,5 milioni di noleggi, oltre l’80% del totale.

Oggi ci si affida allo sharing per necessità di lavoro o ricreative, tutti i giorni della settimana e nelle diverse fasce orarie, con un picco di utilizzo nella fascia pre-serale (16-19).
L’utilizzatore medio è uomo (63% del totale, ma si registra un progressivo aumento del pubblico femminile) e ha poco più di 35 anni.
La diffusione della mobilità a noleggio produce immediati benefici per la sicurezza sulle nostre strade grazie a veicoli di ultima generazione – correttamente manutenuti e spesso dotati di avanzati sistemi di assistenza alla guida – con un impatto concreto in termini di sostenibilità ambientale. Le vetture in locazione (tutte Euro 6) oggi possono contare su emissioni decisamente ridotte rispetto a quelle del parco circolante nazionale, tra i più anziani d’Europa: meno della metà (se a benzina) e due terzi (se diesel) in meno di monossido di carbonio, il 50% in meno di ossido di azoto e -70% di emissioni di idrocarburi incombusti.

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