Nel 2008 in Italia spesi 24 miliardi di euro per l’acquisto di auto usate

piazzale_auto_usate1Secondo uno studio recentissimo di CarNext, società specializzata nella vendita di auto usate provenienti dalle flotte in noleggio a lungo termine di LeasePlan Italia, le auto comprate dagli italiani da privati o da rivenditori sono state le scorso anno 2.974.800 con un calo del 4,4% rispetto al 2007. La contrazione del mercato dell’usato è decisamente inferiore a quella registrata nel mercato del nuovo, che nel 2008 ha visto un volume di immatricolazioni di 2.160.131, con una diminuzione del 13,36% rispetto al 2007. I maggiori numeri del marcato dell’auto di seconda mano si devono fisiologicamente alla congiuntura economica, valori che a dovere di cronaca sono rimasti positivi per tutto l’anno e che hanno avuto un brusco stop nel mese di Ottobre a causa della crisi finanziaria che ha sconvolto i mercati di tutto il Mondo e che inevitabilmente ha rallentato la domanda.
In ogni caso, se nel 2007 sono state acquistate 128 vetture usate per ogni 100 auto nuove immatricolate, nell’anno che si è appena concluso il rapporto si è assestato su 138 usate contro 100 nuove.
Tale crescita avvicina sensibilmente i valori del nostro mercato a quelli rilevati in Europa anche se ancora troppi attriti, derivanti soprattutto dalle imposizioni sul trasferimento di proprietà dei veicoli, rallentano e di certo non favoriscono lo sviluppo di questo genere di operazioni.
Riducendo tali imposte, secondo CarNext, non solo si darebbe un più ampio respiro al mercato dell’auto usata in generale ma di riflesso verrebbero favoriti anche gli acquirenti delle vetture nuove in quanto essi nella stragrande maggioranza dei casi sostituiscono una vettura che già possiedono e la cedono ad un privato o ad un concessionario.
Per aumentare l’efficacia di tale misura, il Governo dovrebbe fare in modo di affiancarla anche da una campagna di incentivi alla rottamazione “usato su usato” da riconoscere a chi acquista un usato euro 3 od euro 4 e rottama una vettura euro 0, euro 1 o euro 2, al fine di evitare il pericolo che il mercato si attesti sulle cifre allarmanti previste dagli esperti del settore per il 2009 e allo scopo più nobile apportare un contributo alla campagna di contenimento delle emissioni inquinanti.

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