Come conquistare il fleet manager: evoluzioni più recenti del noleggio a lungo termine

Alcune ricerche effettuate tra la fine dell’anno scorso e i primi mesi del 2010 ci consentono d’identificare quali sono i punti critici dei servizi di noleggio e su quali elementi puntano le scelte dei fleet manager, che richiedono sempre più prodotti adatti alle proprie realtà e diffidano dei pacchetti omnicomprensivi quando non sia stata sviluppata una preventiva analisi delle reali esigenze dell’azienda. I fleet manager sono fortemente sollecitati dalla riduzione dei costi operativi, dall’eliminazione delle strutture interne e dalla mancanza di tempo: la loro prima richiesta è quella di relazionarsi con un “consulente di mobilità”, che li aiuti ad identificare i servizi essenziali e quelli accessori i quali, vista la carenza di risorse da investire nelle attività “non core”, possono sempre più frequentemente venire ridimensionati, dopo aver “fatto di conto” per non assumersi rischi sproporzionati. Questa tendenza ai saving, è ulteriormente testimoniata dalla riduzione media dei costi dei modelli in car policy (tra il 10 e il 15%), per i quali la logica “a budget” – scelta del modello all’interno di una fascia di costo predeterminata – è sempre più soppiantata da quella “a griglia”: un elenco di modelli per livelli di assegnazione costituisce la base per la scelta dell’auto da parte dell’assegnatario. Questo stratagemma permette di rendere effettivamente vincolanti le misure di “downsizing” (riduzione delle cilindrate) che consentono di attuare efficacemente un secondo obiettivo particolarmente caro ai fleet manager e alle loro aziende, quello delle “green policy” che conducono a significativi riduzioni delle emissioni soprattutto grazie alla riduzione dei consumi. Quando “saving” e “green” possono coniugarsi felicemente, come in questo caso, vengono adottati senza problemi, ma quando divergono, sembrano essere le logiche di saving a guidare le scelte dei fleet manager, prova ne sono la scarsa adozione delle alimentazioni alternative, che spesso hanno un TCO maggiore, secondo alcuni fleet manager, e l’estensione dei contratti di noleggio in essere, che ritarda l’adozione di modelli meno inquinanti, ma d’altro canto permette la realizzazione di risparmi importanti.
I risparmi conseguiti attraverso queste azioni vengono in parte reinvestiti nella richiesta di maggiore sicurezza e di servizi aggiuntivi: se da un lato, il fleet manager decide di scorporare alcune componenti del canone e di gestirle “a proprio rischio”, dall’altra vengono richiesti nuovi servizi per fare fronte al calo del personale interno dedicato, come ad esempio la gestione delle multe, e i veicoli vengono dotati di accessori quali i pneumatici termici, il condizionatore e il navigatore che, se fino a qualche tempo fa erano percepiti come degli “extra” a carico del driver, oggi sono invece considerati sempre di più come dispositivi di sicurezza e di comfort della vettura intesa come “ambiente di lavoro” anche ai fini delle tematiche di sicurezza e prevenzione di cui il vertice aziendale è responsabile.

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