Siamo agli albori della “demotorizzazione” di massa: è notizia (pessima) di questi giorni che, per la prima volta in assoluto, il parco circolante italiano non cresce. Anzi, diminuisce. Per l’esattezza sono 26.600 le auto in meno che non affollano più le nostre strade dall’inizio del 2012 a oggi. In sostanza, questo dato significa che le radiazioni (per rottamazione o per esportazione) hanno superato le immatricolazioni.
Fine della prima era geologica dell’automobile? Parrebbe di sì. D’altro canto la crescita del parco circolante non aveva mai accennato ad affievolirsi dal dopoguerra a oggi. Ma, al tempo stesso, mai fino a ora la stretta fiscale si era abbattuta in modo così “efficace” sugli automobilisti italiani: accise sui carburanti in impennata, costi delle assicurazioni sempre più alti, introduzione del superbollo, spese di manutenzione proibitive… cosa potevamo aspettarci d’altro, se non la fuga dall’automobile?
Infatti così sta avvenendo: migliaia di automobilisti stanno rinunciando alla propria vettura personale: la vendono (o la rottamano) e non la sostituiscono più. Sul versante delle flotte, la contrazione delle immatricolazioni è sotto gli occhi di tutti: le nuove intestazioni a partita Iva sono state nei primi 5 mesi di quest’anno 115.069 (furono 132.932 nel già “magro” 2011). E le immatricolazioni dei noleggi 132.546 (contro le 145.485 da gennaio a maggio dello scorso anno). Questi dati sarebbero ancora più allarmanti se venissero “depurati” dalle intestazioni di comodo delle concessionarie e delle finte società di noleggio, che in realtà vanno ad alimentare il mercato delle km zero.
A proposito di km zero: lo sapete che, nonostante il mercato degli acquirenti non sia più in grado di assorbirle, sono in continua crescita? Perché hanno trovato un nuovo canale di smaltimento: l’estero. Infatti nei primi quattro mesi del 2012 il 15% di tutte le km zero immatricolate in Italia è partito per altri paesi dopo pochi giorni dall’immatricolazione. Per dare un’idea della dimensione del fenomeno, basti pensare che l’età media delle auto esportate quest’anno dall’Italia è di soli 2,9 mesi! Altro che vecchie carrette che vengono tolte dalla circolazione per finire i propri giorni sotto il sole africano…
A tutto ciò si aggiunge l’esportazione di tutte quelle vetture, sportive e non, che prendono la strada dell’esilio per non finire uccise del superbollo. Se oggi è l’alba della “demotorizzazione di massa”, quali mezzi di locomozione alternativi stanno utilizzando gli italiani? Per i privati, la scelta più logica sono i mezzi di trasporto pubblici, con una sparura minoranza che si rivolge al car sharing. Che però cresce a doppia cifra: a Roma, per esempio, le nuove iscrizioni sono circa 50 al mese. Per le aziende, invece, la tendenza è di razionalizzare il parco auto, soprattutto nei mezzi di pool e nei veicoli commerciali. Molto frequente, per esempio, la sostituzione di due veicoli obsoleti con uno solo, ma più efficiente ed ecologico. Il ricorso al car pooling è sempre più diffuso, soprattutto da parte delle grandi aziende che tentano così di trovare una soluzione alla mobilità dei dipendenti nella tratta casa-ufficio. Anche il car sharing trova un discreto interesse da parte delle imprese, sebbene la maggioranza degli abbonati a questo servizio siano dei privati (il rapporto è di 2 a 1).
Ma torniamo all’Italia che cammina in retromarcia come un gambero: quali sono le zone in cui è più forte il fenomeno della “demotorizzazione”? Soprattutto le grandi città del Sud: Palermo e Napoli in primis. Che, guardacaso, sono le stesse città che fanno registrare il maggior decremento delle immatricolazioni (-31% nel 2012).