Il 76% dei conducenti morti sulle strade italiane ha più di 30 anni, ma associazioni, politici e mass-media continuano a puntare solo sul mondo giovanile. I dati emergono da un’indagine del portale SicurAUTO.it che ha analizzato i recenti dati Aci-Istat sugli incidenti stradali. Se si fossero attivate campagne mirate anche sugli over 30, avremmo raggiunto l’obiettivo UE 2010. E perché non si dice sui media che il 75,7% dei conducenti morti sulle strade ha più di 30 anni? Perché nel nostro Paese è mediaticamente e politicamente più fruttuoso puntare il dito contro i giovani, l’alcol e le famose stragi del sabato sera, invece di applicare concreti provvedimenti a favore dell’educazione stradale trasversale. Che includa ovviamente qualsiasi automobilista, inclusi i driver delle flotte aziendali, e qualsiasi utilizzatore di una vettura a noleggio a lungo termine.
Tanto è vero che se analizziamo bene i dati Aci-Istat sugli incidenti stradali, presentati a Roma lo scorso 31 ottobre, scopriamo che i conducenti under 30 deceduti nel 2011 rappresentano solo il 24,3% del totale. Un dato che di certo non cancella l’elevato rischio legato ai giovani, ma che apre ad una profonda riflessione sulle logiche sino adesso adottate.
SicurAUTO.it vuole dare una lettura diversa alle statistiche. I titoli che leggiamo in questi giorni ci preoccupano: “Incidenti stradali, è mattanza fra i 20enni”, “Aci-Istat, giovani (20-24 anni) principali vittime”; “Incidenti stradali: più 20enni tra scontri mortali”. Tutti titoli sicuramente accattivanti, ma che rischiano di distorcere l’attenzione sul reale problema: le famiglie. Serve ripartire con una vera cultura della sicurezza stradale se si vogliono raggiungere risultati a breve termine. Vera perché deve basarsi su dati reali e non semplici pregiudizi; vera perché dovrebbe avere lo scopo di migliorare la sicurezza delle nostre strade abbracciando tutte le fasce di età; vera perché la politica dovrebbe avere come consulenti persone realmente esperte, e non gente improvvisata o spinta da traumi personali (sempre rispettabili). Oggi, con la scusa dei giovani sballati e ubriachi, si finanziano mega progetti di educazione stradale che, nella migliore delle ipotesi, raggiungono risultati mediocri a fronte di finanziamenti pubblici ingenti. Il tutto con il beneplacito della politica e dei principali soggetti che dovrebbero occuparsi realmente della sicurezza stradale in Italia.
“Così non va bene. Sono anni che ci battiamo per un’informazione chiara sul fenomeno dell’incidentalità in Italia – dichiara Claudio Cangialosi, direttore di SicurAUTO.it – tuttavia il risultato è quello che leggiamo in questi giorni. Si parla solo dei giovani, mentre si dimentica che nel solo 2011 sono morti ben 2.035 over 30. È vero che gli adulti patentati sono più numerosi e gli under 30 causano in media più sinistri (anche lievi dovuti ad inesperienza), ma se guardiamo gli ultimi 5 anni, ci accorgiamo che i progressi migliori, in termini di riduzione della mortalità, si sono ottenuti solo sugli under 30 (-42%), mentre il dato sugli adulti è drammatico (solo -22,3%). Se l’Italia avesse attivato una politica di educazione stradale ‘trasversale’, il nostro Paese avrebbe centrato l’Obiettivo UE 2010 (-50% morti sulle strade), mentre siamo ci siamo fermati un -45,6%”.